Don Giuseppe Ferretti – Dialoghi; Siracide CAP. 2 versetti 12 – 18. Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti…

2020/02/21, Vergato – Quinto appuntamento con don Giuseppe Ferretti e il suo gruppo che si occupa di leggere e meditare la Sacra Scrittura in particolare il libro del SIRACIDE.

I “dialoghi” pubblicati ora si riferiscono al 2011 ma tuttora sono in corso ogni martedì dalle 18.15 alle 19.30 a Grizzana … è possibile partecipare.

12Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti
e al peccatore che cammina su due strade!
13Guai al cuore indolente che non ha fede,
perché non avrà protezione.
14Guai a voi che avete perduto la perseveranza:
che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi?
15Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole,
quelli che lo amano seguono le sue vie.
16Quelli che temono il Signore cercano di piacergli,
quelli che lo amano si saziano della legge.
17Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori
e si umiliano al suo cospetto.
18«Gettiamoci nelle mani del Signore
e non in quelle degli uomini;
poiché come è la sua grandezza,
così è anche la sua misericordia».

Don Giuseppe Ferretti
Don Giuseppe Ferretti

SIRACIDE

Siracide CAP. 2 versetti 12 – 18 Martedì 11/10/2011

Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade! Guai al cuore indolente che non ha fede, perché non avrà protezione. Guai a voi che avete perduto la perseveranza: che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi? Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole, quelli che lo amano seguono le sue vie. Quelli che temono il Signore cercano di piacergli, quelli che lo amano si saziano della legge. Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori e si umiliano al suo cospetto. “Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini; poiché com’è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia”.

Francesca: Qui i tre guai sono contro coloro che non temono il Signore e nel Vangelo i guai sono contro ai farisei per la loro ipocrisia. Primo guaio: contro ai cuori pavidi e paurosi di tutto, paragonabili a quel tale del Vangelo che ricevuto dal Signore un talento invece di farlo fruttare lo nasconde sotto terra pur sapendo che il Signore raccoglie dove non ha seminato. E contro i peccatori che camminano su due strade , ma non scelgono la via del Signore, costoro appena ascoltano la parola di Dio subito viene Satana e gli porta via la parola perché non sono protetti dal Signore. Secondo guaio:contro coloro che sono incostanti e basta una tribolazione a causa della parola di Dio che vengono meno. Ma è scritto che senza la fede non si può piacere a Dio. Terzo guaio: contro coloro che non perseverano, non sono attenti al ritorno del Signore e al sopraggiungere delle preoccupazioni del mondo, la seduzione delle ricchezze e tutte le altre passioni che soffocano la parola e questa rimane senza frutto. Alla domanda: Che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi? La risposta è in Matteo 25 “L’ultimo giudizio” I v. 15-16-17, assicurano che vivere nel timore del Signore si vive con i doni dello Spirito, cioè come piace al Signore e da Lui ricevano i doni promessi, la ricompensa, la sua prestazione e la salvezza eterna. Versetto 18. “Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini perche com’è la sua grandezza così è anche la sua misericordia. Infatti anche il re Davide in Samuele 24-14, riguardo ai tre castighi sceglie il castigo che viene dal Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini. Infatti nelle mani degli uomini manca la misericordia e quando ce n’è una puntina viene sempre dal Signore.

Fosca: Nei versetti che avevamo letto l’altra volta il Signore ci esorta, qui invece il Signore ci mette in guardia e nello stesso tempo ci dà la speranza della Sua misericordia e della Sua grazia, sempre che noi cerchiamo di fare un percorso costruttivo, perché altrimenti ci sono solo guai.

Daniela: Questo versetto: “Guai al peccatore che cammina su due strade”, mi fa pensare al Vangelo quando dice: “Non potete seguire due padroni o Dio o mammona.

Raffaele: Molto brevemente penso che ciò che abbiamo letto mi fa riflettere proprio sulle condizioni di padre. Dio è veramente nostro padre e come padre possiamo dire che i primi tre versetti sono di ammonimento, quando in pratica più volte dice “Guai”, gli altri invece di istruzione perché proprio istruisce dicendo cosa si deve fare per camminare sulla retta via. Comunque alla fine come un padre ci fa vedere che ciò che prevale è l’amore e quindi la grande misericordia di Dio che è quella che ha un padre riguardo ai suoi figli.

Paolo: Nel versetto 14: Guai a voi che avete perduto la perseveranza: che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi? Difatti dice il Signore: “Chi ha preso a mano l’aratro e si volge in dietro non è degno di me

Don Giuseppe: Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade!

Già avete rilevato che ci sono gravi avvertimenti che si contrappongono al temere Dio, come poi riprende di nuovo, dopo l’annuncio di questi tre guai. I cuori pavidi, codardi, vili, sono quelli che nel momento della prova perdono la fiducia nel Signore, vengono meno quando sono nella prova e dicono dov’è il Signore? Perché il cuore è la sorgente dell’azione: noi agiamo in rapporto al nostro cuore e le mani indolenti, infiacchite, indebolite perché non si sono esercitate nell’agire, quindi mani pigre per cui ci sono persone che possono fare discorsi bellissimi e poi quando passano all’azione vengono meno e al peccatore che cammina su due strade, cioè è un ipocrita possiamo dire, in quanto esternamente finge di seguire la via del Signore poi interiormente segue un’altra via: quella delle sue passioni..

Guai al cuore indolente che non ha fede, perché non avrà protezione.

Prima ha detto che le mani sono indolenti, ora parla del cuore che è indolente e infiacchito e il cuore indolente è il cuore, come dice subito, che non crede cioè non si fida profondamente del Signore, non si radica in Lui soprattutto nel momento della prova e si crea così un circolo vizioso perché dice: “Non avrà protezione nel momento della prova” e così lui si conferma che Dio non lo protegge e non cerca in sé la causa, cioè nel suo cuore che non è pienamente saldo col Signore e allora si creano quei ragionamenti che sono tipici delle persone che si lamentano col Signore perché il Signore non interviene, perché non gli fa questo o quell’altro e non cercano in sé stessi la causa, cioè nella fiducia in Lui.

Guai a voi che avete perduto la perseveranza

Ora avete perduto. Coloro che perdono, che smarriscono sono i peccatori, secondo la scrittura, uomini talmente dominati dal peccato, da perdere la dimensione spirituale, quindi qui nel testo greco abbiamo la pazienza, mentre nel testo ebraico abbiamo la speranza. Anche qui si crea una situazione che è questa: chi si smarrisce lontano dalla via del Signore, perde la speranza nell’intervento del Signore che quindi non ci sia un futuro per la sua vita e perde la pazienza che è il perseverare nella prova fino al compimento di tutto, stare fermi, non venire meno nella prova .

Che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi?

Questa è la vista del Signore nel giorno del Suo giudizio. Quali parole porterete davanti a Lui, cosa gli direte?. Dopo aver così annunciato, come già avete rilevato questi tre guai, l’autore riprende il tema del timore del Signore che ha già ripreso, che ha già annunciato e sviluppato in precedenza e dove, se voi notate nei primi due versetti: il 15 e il 16, unisce il temere all’amare. Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole, quelli che lo amano seguono le Sue vie. Voi notate che dice : “non disobbediscono alle Sue parole”, quindi hanno le parole di Dio come il riferimento costante della loro vita, anche quando sembra che gli avvenimenti smentiscano la parola di Dio; essi la tengono sempre come supremo riferimento della loro coscienza e delle loro scelte. Il testo ebraico dice: non si ribelleranno, e quello siriaco dice: non odiano le parole del Signore. Quindi dal momento che lo temono, lo ascoltano e ascoltandolo lo amano; e ancora vi rilevo una differenza, perché il testo ebraico dice: “non si ribellano alla sua bocca”, cioè come i servi guardano sempre la bocca del loro padrone perché appena si apre lo ascoltano per eseguire quello che egli comanda, così anche ora coloro che temono il Signore sono legati a Lui da un’obbedienza così forte che cercano sempre la Sua bocca per accogliere i Suoi ordini, per cui ecco le Sue parole sono le Sue vie, quelli che lo amano seguono le Sue vie, perché nelle Sue parole sono indicate le Sue vie.

Quelli che temono il Signore cercano di piacergli, quelli che lo amano si saziano della legge.

Quelli che temono il Signore, dice la lettera, cercano il suo beneplacito che è una parola che troviamo due volte nel Vangelo di Luca (2,14-10,21) perché il beneplacito è il progetto di Dio che Egli rivela ai suoi servi che lo temono e gli obbediscono con amore. Quindi è la Sua volontà in rapporto alla vita, alla storia, agli avvenimenti e questo beneplacito è amore, in eterno è la Sua misericordia, il Signore tutto compie per amore e dice: cercano il suo beneplacito e cercare indica un’azione intensa che scaturisce dall’amore, il quale non è qualcosa che tu vedi subito, lo conosci se lo cerchi, questo definisce il verbo cercare, perché è l’atteggiamento tipico, come vediamo nei profeti, del povero del Signore. Il povero cerca il Signore, cerca la Sua parola che non appare evidente e immediata, bisogna stare attenti, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, chiedete e otterrete, dice. Si sa, quelli che lo amano si saziano della legge. Dice la lettera: si riempiranno della legge, la cercheranno con tutto se stessi, lo conosceranno, la eseguiranno alla perfezione, non vi è spazio in loro che non sia riempito dalla legge. Quindi sentiranno in sè questa pienezza della presenza della parola del Signore.

Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori

A fare quanto il Signore ha comandato, quindi sono pronti a eseguire nel loro intimo la Sua volontà e anche ad accoglierla nella loro vita, e si umiliano al suo cospetto quindi si faranno umili perché è scritto: agli umili Egli fa grazia, mentre resiste ai superbi e la Vergine canta: “Ha guardato l’umiltà della Sua serva” e in questa prospettiva leggiamo le ultime parole che sono, come è già stato rilevato, le parole del re Davide, quando il Signore, dopo che ebbe fatto il censimento, lo volle punire perché aveva fatto qualcosa che non era gradito al Signore, ebbe preso una sua iniziativa e allora gli diede tre castighi e il terzo era la peste per tre giorni e allora Davide disse quelle parole:

“Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini, poiché come è la Sua grandezza, così è anche la sua misericordia”.

E quindi quelli che temono Dio, quando sono nella prova si gettano nelle mani del Signore perché se Dio è misericordioso li solleverà dalle loro tribolazioni e quindi gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini, come commenta Fulgenzio, uno scrittore antico, se Dio è misericordioso può rimettere tutti i peccati, non è perfetta quella bontà che non può vincere ogni cattiveria, la misericordia esalta il giudizio come cita Giacomo. Quindi bisogna buttarsi nelle mani del Signore perché com’è la sua grandezza, così anche la Sua misericordia è la certezza che il Signore ci perdona, perché la Sua grandezza è la Sua stessa misericordia che vince in noi ogni male, ogni radice di peccato e lo vuole distruggere. E nel testo ebraico si aggiunge un’altra parola “Come il Suo nome, così le Sue opere” Che significa questo? Il Suo nome si esprime nelle sue opere che sono opere di salvezza, come fece in Egitto con i padri. Il Faraone resisteva, disprezzava il nome del Signore e dovette piegarsi alla Sua potenza espressa nel Suo nome e quindi dovette lasciare libero il popolo del Signore, che appunto fu strappato dalle mani del Faraone. Il timore del Signore, concludendo, è quindi la forza della nostra vita. Voi comprendete già, ormai alla conclusione del secondo capitolo del Siracide, come noi nel temere il Signore non siamo presi da paura, ma al contrario da uno slancio di amore ancora più forte, perché temere Dio vuol dire recepire in noi la sua presenza e buttarsi in Lui nel Suo amore e costringerlo a esercitare la sua paternità nei nostri confronti. Invece chi si allontana, chi è pavido, indolente, peccatore e così via, chi si smarrisce non ha più speranza e pazienza, costui si è allontanato dal Signore diventa sempre più diffidente nei suoi confronti, come è già stato detto del servo pigro e malvagio, come lo chiama il Signore che per paura nasconde il talento e dice: eccoti qui il tuo e allora il padrone lo castiga in modo forte perché non si è gettato nell’operare secondo il dono che ha ricevuto. Ecco questa è la falsa umiltà di coloro che dicono: “Ma io non sono capace, non sono degno” perché non vogliono impegnarsi profondamente e su costoro c’è il guaio che vuol dire avvertimento, cartellino rosso per espulsione. Quindi chiediamo al Signore di non scherzare con Lui, di non prenderlo alla leggera, ma di prenderlo con serietà e con profondità che non vuol dire con paura, ma con rigore di pensiero e di azione, che non vuol dire che diventiamo perfetti. Tutt’altro! Facciamo come i bambini; quando ne hanno combinato una grossa si buttano nelle braccia del padre o della madre per immobilizzarli, così dobbiamo fare col Signore, immobilizzarlo tanto da non poter più usare la verga. Questa è la furbizia della vita spirituale. Se non si ha questa non si va avanti. Si va avanti con le paure, con le incertezze, si va avanti per un po’ poi si smette, poi si riprende e si vive quell’altalenare che non è l’energia dello Spirito con cui tu avanzi nella tua piccolezza e nella tua debolezza.

Prossima volta Martedì 08/11/2011

SIRACIDE CAP 3 Versetti 1-9

Info e contatti; Chi desidera partecipare ai dialoghi può contattare don Giuseppe Ferretti. Sacerdote presso la parrocchia di Grizzana Morandi, nel bolognese. Animatore Spirituale di lunghissima esperienza.