Matrimonio in Comune a Vergato e caso COVID – Parla la sposa
2020/06/22, Vergato – Il “caso Vergato” caso “non caso” montato da pubblicazioni prima su quotidiani e social fino ad arrivare alla trasmissione TV “La vita in diretta” . Un “non caso” perchè di questi giorni se ne riscontrano giornalmente centinaia ma la notizia vuole “l’effetto speciale” e chi meglio de “La sposa positiva al covid” poteva darla? Poco importa se è stato riscontrato nei giorni successivi…
Abbiamo incontrato in maniera “virtuale” la sposa che ci ha rilasciato le parole che riportiamo, utili a tranquillizzare le persone che a volte incontriamo e che chiedono: ma la sposa che fine ha fatto?
PARLA LA SPOSA
A chiarimento delle notizie diffuse a mezzo stampa nei giorni scorsi (vedi articolo Il Resto del Carlino e Repubblica del 11 giugno u.s.), che hanno destato clamore in paese, con interessamento anche della trasmissione “La vita in diretta” e di vari siti internet che hanno ripreso la notizia, vogliamo informare che molte informazioni riportate negli articoli sopra menzionati forniscono una ricostruzione della vicenda assolutamente non veritiera e non corrispondente alla realtà.
Tralasciando le responsabilità civili e penali di chiunque a mezzo stampa, via social e verbalmente abbia diffuso e divulgato informazioni lesive e diffamatorie della nostra persona nonché della dignità della nostra famiglia per le quali ognuno risponderà personalmente, vogliamo chiarire alla cittadinanza alcuni aspetti:
– tutto si è svolto nel pieno rispetto delle regole in vigore, sia prima, durante che dopo la celebrazione.
– la positività è stata riscontrata a seguito di tampone effettuato il giorno seguente il matrimonio durante una consueta attività di screening al quale tutto il personale sanitario viene periodicamente sottoposto (i due precedenti esami effettuati in aprile e maggio avevano dato sempre responso negativo) e non a seguito di malori o accesso al pronto soccorso come indicato sui giornali. Tutti siamo completamente asintomatici e mai ci saremmo aspettati un referto riportante tale esito: se avessimo potuto anche solo immaginare un simile riscontro non avremmo mai permesso la celebrazione, mettendo a rischio la salute delle persone a noi vicine, principalmente dei nostri familiari.
– come previsto dalle vigenti norme, appena venuti a conoscenza del fatto abbiamo immediatamente attivato la normale procedura per il contenimento delle probabilità di contagio messa in atto dal Dipartimento di Sanità Pubblica, che prevede il tracciamento dei contatti (collegamento epidemiologico) avvenuti nei 14 giorni precedenti alla rilevazione e che per “tipologia” e “durata” del contatto possono aver dato luogo ad un contagio involontario.
Da qui le 31 persone che prudenzialmente sono state poste in isolamento con sorveglianza attiva, alcune delle quali “estranee” all’evento (contatti avuti nei giorni precedenti come colleghi, vicini di casa e normali professionisti che nell’espletamento del proprio lavoro per vari motivi possono essere maggiormente esposti al rischio), matrimonio che ricordo essere stato celebrato nel ristretto ambito familiare.
– non vi è stata alcuna “festa” privata, se non un piccolo rinfresco nel giardino di casa in ambiente aperto e distanziato al quale hanno partecipato solo gli stretti familiari;
– trascorso il periodo di quarantena attiva in sorveglianza, tutte le persone messe in isolamento sia a Vergato che in Veneto si sono sottoposte a regolare tampone, il cui esito negativo ha appurato come non sia avvenuto alcun contagio, a differenza di quanto avevano fatto intendere i vari articoli di stampa circolati. Tale risultato sottolinea ulteriormente come siano state rispettate tutte le disposizioni di legge: uso delle mascherine e distanziamento sociale.
Fin qui i fatti, documentati e documentabili. A nostro avviso si è creato un interesse mediatico incomprensibile, trattandosi di una notizia che non rileva né dal punto di vista morale né tantomeno da quello penale, ma di circostanza sfortunata che, in questo particolare periodo, poteva accadere in qualsiasi altro ambito lavorativo/sociale.
Per rispondere invece ai vari commenti letti sui social e alle “chiacchiere di paese”, voglio precisare quanto segue.
“Da operatrice sanitaria ho vissuto in prima linea quello che l’emergenza Covid 19 ha voluto dire con il rischio ogni giorno di potermi ammalare e soprattutto la paura di contagiare la mia famiglia. Ho sempre svolto col massimo dell’impegno il mio lavoro, non mi sono mai tirata indietro, come d’altronde ognuno dei miei colleghi, nonostante un lavoro non semplice in questa situazione d’emergenza, ma un semplice “grazie” di un paziente mi faceva tornare a casa felice. Non mi sono mai sentita un eroina durante la fase critica dell’emergenza, come attualmente non mi sento in difetto per avere contratto il Covid-19 (per fortuna in una forma completamente asintomatica). Mi sento però una cittadina libera di svolgere nel pieno delle mie facoltà e nel completo rispetto delle norme attualmente in vigore una vita sociale come qualsiasi altra persona.
In questi mesi i vari DPCM hanno consentito una graduale ripresa di molte attività lavorative, culturali, sportive e sociali tra cui la celebrazione dei matrimoni e noi abbiamo scelto una celebrazione civile in ambito familiare proprio per rispettare tali disposizioni, pur essendo inizialmente previsto tutt’altro tipo di evento.
Il rischio zero non c’è e forse non ci sarà mai: nessuno può essere certo di non avere contratto il virus inconsapevolmente, in particolare se in forma del tutto asintomatica come la mia, pertanto non capisco tutto questo accanimento nei miei confronti, quando la stessa situazione può capitare a chiunque e la ricostruzione dei 14 giorni precedenti può portare all’individuazione di numerosi contatti prudenzialmente da isolare (colleghi, amici, parenti, vicini, professionisti, ecc…) anche in assenza di un matrimonio.
Concludo ringraziando le persone che in questo particolare momento mi hanno fatto capire e sentire la loro vicinanza, con atti concreti o anche con un semplice messaggio, dissociandosi pubblicamente da questo massacro mediatico.
Da questa vicenda, la nostra famiglia ne esce ancora più forte ed unita di prima, perché sappiamo che intorno a noi possiamo contare sulla vicinanza, il rispetto e l’amore di molti amici (non virtuali) ma veri.”
Una sposa (s)fortunata.
A cura della redazione VN24
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Dal servizio di messaggistica del Comune di Vergato: