Bretella Reno-Setta? Si ancora Bretella Reno Setta – Mastacchi e Facci; alcune considerazioni
2023/04/05, Vergato – Segnala Dubbio: Bretella Reno-Setta e il concetto della fisarmonica.
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Passiamo alla risoluzione 6555, che impegna la Giunta a valutare la realizzazione della Bretella Reno-Setta, per la soluzione dei problemi legati alla mobilità ordinaria e alla sicurezza stradale, oltre che per il rilancio dell’economia e del turismo dell’Appennino bolognese, a firma del consigliere Mastacchi.
Consigliere Mastacchi, prego.
SPEAKER : MASTACCHI:
Grazie, presidente.
Torniamo a parlare di viabilità. Anche nell’ultima aula abbiamo avuto una discussione su questi temi, quindi torniamo ad affrontarli, come avevo preannunciato. Mi fu detto “ancora parliamo di questo?”. Sì, ancora parliamo di questo.
Ancora una volta, come avevo preannunciato, parliamo della viabilità in montagna. Il tema della viabilità nel bacino dell’Appennino bolognese e della Città metropolitana credo sia di grande attualità e credo anche sia indiscutibile, sia dal punto di vista strutturale che dal punto di vista delle situazioni di emergenza che si sono concretizzate negli ultimi anni. L’eterna discussione politica sulle infrastrutture da realizzare si risolve costantemente con una contrapposizione tra un intervento e l’altro, tra la realizzazione della Bretella Reno-Setta rispetto al miglioramento della Porrettana, rispetto al Passante di Mezzo oppure al Passante Sud, dove le decisioni, però, sono già state prese.
Come ho già avuto occasione di dire, il Passante di Mezzo è una scelta antistorica già oggi. Infatti, chi viene da Milano si trova regolarmente imbottigliato nel traffico, in condizioni normali; se, poi, c’è qualche fiera, si blocca regolarmente tutto il traffico, la tangenziale, l’autostrada e la città; mentre se si verifica un incidente tagliamo in due l’Italia, perché non abbiamo nessuna via alternativa da percorrere.
Tra pochi mesi inizieranno i lavori per la realizzazione del Passante di Mezzo, e questo aumenterà queste criticità, considerato che anche adesso quando c’è un restringimento anche solo di una mezza carreggiata, come succede attualmente, per esempio, nella zona dell’aeroporto, il traffico regolarmente si blocca. Ad una viabilità già precaria tra qualche mese si sovrapporrà il cantiere per il tram in città, e mentre i veicoli che oggi escono dalla tangenziale entrano in città aumentandolo traffico, domani saranno bloccati in autostrada e troveranno anche la città regolarmente bloccata e intasata.
La nuova infrastruttura che si intende realizzare, quindi il passante di mezzo, appunto, non risolverà i problemi, che diversamente potrebbero essere stati risolti con il passante sud, ma continueremo ad avere le stesse criticità, con un’infrastruttura già datata e insufficiente a smaltire il traffico, che verrà, invece, concentrato sulla città, peggiorandone la qualità dell’aria, che già oggi è compromessa dall’inquinamento, e inevitabilmente, seppur con grande ritardo, questo porterà a riconsiderare l’ipotesi dell’anello sud di Bologna. Ma di questo ne riparleremo, credo, fra qualche anno.
Distribuendo il traffico su due direttrici, infatti, l’impatto verrebbe diluito e le emissioni in galleria, con le moderne tecnologie, potrebbero essere trattate e filtrate, abbattendo così la concentrazione in atmosfera e accorciando la direttrice sud-ovest, e viceversa, Firenze-mare, riducendo ancor di più le emissioni, considerato che questo tratto autostradale, secondo gli studi effettuati, intercetta già oggi il 20 per cento del traffico, senza considerare l’incremento di traffico che potrebbe intercettare dalla direttrice di Milano.
Lo scorso 9 febbraio, al lago del Brasimone, nel comune di Camugnano, è stata presentata l’intera road map dei progetti, il programma di sviluppo sostenibile dell’Appennino, quale strumento di governo che mette a sistema le politiche e gli interventi della nostra montagna. Sulle vallate del Reno e del Setta esistono ormai sedimentate negli anni diverse criticità, che rendono la viabilità un percorso ad ostacoli, criticità che vanno dalla chiusura della SP 325 per lavori in corso in località Gardelletta, interrotta già dall’aprile 2019, al casello di Rioveggio, interrotta a più riprese nel 2012 e nel 2019, ancora oggi incompleto – fra l’altro, ne abbiamo parlato proprio pochi giorni fa in quest’aula –, al cantiere per la ricostruzione del ponte “Leonardo da Vinci” che collega le vallate del Reno e del Setta, i lavori sulla galleria della A1 “Monte Mario”, sempre a Sasso Marconi, e, per finire, con il mancato collegamento tra Pianoro e Sasso Marconi nelle valli del Savena e del Reno, al quale aggiungo – fresca di pochi giorni – l’interruzione anche del fondovalle Savena, anch’essa per frana. Per cui, come ho già avuto più volte modo di dire, se prendiamo un compasso e tracciamo un cerchio intorno alla zona di Bologna Sud, vediamo concentrate tutte queste problematiche.
A tutto ciò si aggiungono periodicamente ulteriori criticità come ad esempio il distacco di materiale roccioso in località La Rupe di Sasso Marconi, verificatosi a novembre 2022. Il collegamento fra le vallate del Reno e del Setta, fra la Carbona e Pian di Setta o Rioveggio, rappresenterebbe la soluzione ottimale per ridurre i tempi di percorrenza e per collegare questi territori in cui la viabilità risulta essere difficile, oltre che per garantire livelli più adeguati di sicurezza e competitività a tutto vantaggio dei cittadini e delle oltre 400 aziende insediate sul territorio.
L’assessore Taruffi ha recentemente sostenuto che: la Regione non è a conoscenza dei contenuti dello studio realizzato da Autostrade per l’Italia sulla bretella Reno-Setta, mentre sarebbe auspicabile che il nostro ente, rispetto ad un progetto già dichiarato prioritario del Governo, si attivi, seguendo l’esempio di Sindaci di Castel di Casio, Gaggio Montano, Monghidoro, Monzuno, Vergato e San Benedetto Val di Sambro, per chiedere al Ministero un incontro per visionare lo studio elaborato da Autostrade. Infatti, il progetto elaborato dai tecnici di ANAS su richiesta della Regione prevede, per un costo di circa 6-700 milioni di euro, un intervento di oltre 20 chilometri da Vergato a Sasso Marconi, e prima della Rupe di Sasso, e ipotizza un collegamento della strada statale 64 con la strada provinciale 325, nei pressi del casello autostradale Cinque Cerri per risolvere il problema della Rupe che ho citato prima, ma nel suo complesso non risolverebbe né le criticità legate ai tempi di percorrenza per arrivare al capoluogo emiliano, né tantomeno agevolerebbe i transiti provenienti dalla Toscana, senza contare l’impatto ambientale a seguito della realizzazione delle infrastrutture e la necessità di dover poi costruire diversi viadotti sopra i corsi d’acqua e gallerie per agevolare il passaggio.
Il miglioramento del tempo di percorrenza tra Alto Reno e Bologna, realizzando invece la bretella Reno-Setta, consentirebbe una viabilità veloce, in grado di collegare i due punti circa 35 -40 minuti. Infatti, dall’Alto Reno a Carbona occorrono circa 15 minuti; per l’ipotetico collegamento dalla Carbona alla Val di Setta, esagerando, dieci minuti, e questo invece è dimostrato scientificamente, perché esiste già, dalla Valle del Setta, quindi Rioveggio, Pian di Setta a Casalecchio di Reno, parliamo di quindici minuti. Quindi, tutto verrebbe riassunto, in un tempo di viaggio di circa 40 minuti. Si dimezzerebbero quindi i tempi di percorrenza attuali, al contrario della riqualificazione della Porrettana, che migliorerebbe il tempo di percorrenza di soli pochi minuti.
Non si può inoltre continuare ad ignorare il problema della necessità di un miglioramento del collegamento fra Pianoro e Sasso Marconi nelle valli del Setta e del Reno, anche se nel recente Studio di fattibilità della Città Metropolitana, relativo al miglioramento del collegamento fra Pianoro e Sasso Marconi nelle valli del Setta e del Reno si legge che “gli effetti del collegamento sarebbero di fatto solo a beneficio del traffico diretto dal versante est alla rete autostradale”, quindi per un numero molto limitato di utenti, perché è opinione consolidata che questa riflessione non corrisponda ai disagi che rilevano quotidianamente coloro che vivono in quei territori, i soli a rendersi conto del reale miglioramento che avrebbe la viabilità con la realizzazione del collegamento delle Ganzole.
Il medesimo intervento finanziario di 6-700 milioni di euro si è indirizzato alla realizzazione del collegamento di fra Pianoro Sasso Marconi nella Valle del Savena e del Reno e del collegamento della statale 64 con la 325, coadiuvato anche con la realizzazione della bretella Reno-Setta.
Quest’ultima tariffa (questo è il passaggio importante) come investimento, ai sensi del combinato disposto degli articoli nn. 19, 21 e 22 della Convenzione unica del 2007 fra ANAS e Società Autostrade per l’Italia, garantirebbe, diversamente dal progetto regionale, una riduzione dei tempi di percorrenza da e per il capoluogo bolognese, agevolando nel contempo il traffico di mezzi pesanti della vicina Toscana, e svincolerebbe il finanziamento di 6-700 milioni, che potrebbero essere utilizzati per realizzare gli stralci del collegamento fra la Porrettana e il casello di Sasso, per risolvere il nodo della rupe, e un intervento sulle Ganzole (si veda l’allegato che abbiamo messo).
Per dare sviluppo e futuro all’Appennino bolognese è fondamentale garantire servizi, scuole e sanità e potenziare le infrastrutture materiali e immateriali, assicurando un’adeguata viabilità, che permetta a quel territorio di non rimanere isolato, mentre oggi la tortuosità della strada, già in condizioni normali, rende complicato il passaggio dei TIR, che creano lunghe file, dovendo salire a passo d’uomo sui tornanti.
I problemi si complicano quando nevica, come nei casi che di recente abbiamo vissuto non solo quando nevica, ma anche fuori dai periodi di brutto tempo.
È necessario quindi coordinare tutti gli investimenti, tenendo conto comunque del rafforzamento della linea ferroviaria, sul quale sono d’accordo, che è la soluzione ottimale e anche più compatibile a livello sia economico che ambientale, oltre che essere in linea con le direttive dell’Unione europea. L’assessore Corsini, rispondendo ad una mia interrogazione, disse che rimane sempre valida la possibilità di esplorare la fattibilità tecnico-economica di nuove soluzioni, qualora se ne ravvisi la necessità, per risolvere particolari criticità, anche in variante agli strumenti pianificatori vigenti.
Oggi sull’Appennino appare più che opportuno, considerato il susseguirsi dei disagi sulla viabilità dell’Appennino, realizzare il collegamento tra Pianoro e Sasso Marconi, costruire la Bretella Reno-Setta e il collegamento con la 325, per dare finalmente una soluzione anche al nodo della Rupe sulla statale di Sasso.
SPEAKER : PRESIDENTE (RAINIERI):
Consigliere Mastacchi.
SPEAKER : MASTACCHI:
Rapidamente. L’impegno. Si chiede, quindi, al Presidente della Giunta regionale di valutare, per una risoluzione dei tempi di percorrenza, la realizzazione della Bretella, finanziata con i fondi di Autostrade, quindi attivando la convenzione che lo prevede, e di utilizzare i fondi ipotizzati da Taruffi per la realizzazione e il miglioramento della Porrettana, per risolvere i due problemi della Rupe e delle Ganzole.
Grazie.
SPEAKER : PRESIDENTE (RAINIERI):
Grazie, consigliere.
Consigliere Facci, prego.
SPEAKER : FACCI:
Grazie.
Approfitto di questa risoluzione presentata dal collega Mastacchi, al quale chiedo la disponibilità ad apporre la firma, per tornare su un argomento che in questa sede è stato affrontato più volte, ma che, evidentemente, merita di essere affrontato più volte. Perché? Perché, di fatto, assistiamo a una negativa perseveranza da parte dell’Amministrazione regionale nel non voler capire il vero problema che porta noi ‒ attenti, se non altro per provenienza territoriale, più attenti di altri ‒ a considerare le dinamiche sociali ed economiche di un territorio che, di fatto, senza un potenziamento infrastrutturale, rimarrebbe isolato.
Vedete, quando si parla ‒ come si sta parlando in questi ultimi mesi ‒ di un progetto da parte della Regione, che dovrebbe vedere una spesa di circa 600-700 milioni, per migliorare la strada Porrettana, quindi bypassando, migliorando il passaggio in due precisi punti, quindi la zona di Vergato e la zona di Marzabotto, questo tipo di progetto, questo tipo di proposta non tiene conto di una evidenza che è lapalissiana, e cioè del fatto che la chiusura, le criticità che possono verificarsi sulla strada Porrettana vanno a determinare l’interclusione di un’intera area. Quando c’è stata la frana lungo la Porrettana, immediatamente dopo il confine con la Toscana che tra l’altro c’è ancora, però c’è stata una chiusura prolungata per parecchi mesi e una chiusura ai mezzi pesanti per anni, così come la chiusura del ponte “da Vinci”, ecco la contemporanea presenza di queste due criticità ha determinato, di fatto, una semi-interclusione di un intero territorio.
Tradotto: o c’è un’alternativa alla strada Porrettana in caso di necessità, oppure tutte le volte che si verificano delle problematiche un intero territorio soffre. E la sa bene, l’assessore Taruffi, questa cosa. Però, si ostina nel perseverare su una strada, che appunto è quella di spendere soldi, denari importanti per migliorare una strada che già c’è, anziché andare a individuare una strada che non c’è, e che se ci fosse impedirebbe quelle criticità che negli ultimi anni si sono verificate, causa anche eventi sicuramente eccezionali. D’altronde, non è che il ponte “da Vinci”, chiuso una volta, verrà chiuso in futuro. Ma questo non significa che possano essere – ovviamente facciamo tutti gli scongiuri – problematiche similari. Così come la frana che si è verificata in località Pavana. Fatto eccezionale, sicuramente non accadrà più. Ma qualora vi fosse qualcosa di analogo, in realtà il problema si ripeterebbe.
Ecco perché c’è da parte di questi banchi una insistenza nel dire: guardate che dovete capire un po’ come funziona. All’assessore Corsini, al quale voglio bene, ma viene dalla Romagna, ho regalato la cartina della provincia di Bologna, in particolare del territorio dell’Alta Valle del Reno, perché forse certi meccanismi non li conosceva appieno. Allora, il tema è che o noi individuiamo soluzioni alternative e sussidiarie, non certamente sostitutive ma alternative alla strada Porrettana, oppure, continueremo ciclicamente, in un qualche modo, a dover intervenire su problematiche, a dover dire che la montagna si sta spopolando, anche perché si spopola, si spopola perché non ci sono mezzi, non ci sono servizi adeguati.
Quando ci lamentiamo che non troviamo, per esempio, medici che vanno a Vergato piuttosto che a Porretta, dobbiamo anche pensare quanto tempo ci vuole per andare a Porretta, per andare a Vergato nelle condizioni attuali, e quanto invece sarebbe molto più semplice se vi fossero mezzi adeguati, mezzi più adatti, più idonei. E così via: potremmo parlare delle terme, del Corno alle Scale,