“La vecchia” maschera della commedia dell’arte? oppure fantoccio da bruciare?

Brucia la vecchia. Villa d’Aiano 2013

2016/12/31, Vergato – “La vecchia” antica maschera della commedia dell’arte, oppure fantoccio da bruciare l’ultimo dell’anno o burattino? di Umberto Bernardi

Il falò del vecchione è una antica e consolidata tradizione della città di Bologna e dei comuni limitrofi (saltuarimente  anche a Vergato)  oltre che di alcune aree del Modenese, che consiste nel rogo di un grande fantoccio dalle sembianze di un “vecchione” che avviene alla mezzanotte del 31 dicembre per festeggiare il Capodanno. Negli anni bisestili si è soliti bruciare un fantoccio con sembianze femminili (la vecchia).

La vecchia costituiva una vera e propria maschera della commedia dell’arte, la cui irriverenza verso la vecchiaia si manifestava attraverso gli insistenti scherni degli Zanni (personaggi della commedia dell’ arte) La sua origine si lega alla remotissima usanza di segare la vecchia e bruciarla nella piazza, vittima della sua mala condotta. La festa della vecchia avveniva il quarto giovedì dopo le ceneri e se da noi questa usanza è del tutto tramontata, in altre regioni d’Italia vive tuttora. L’allegro trattenimento aveva luogo verso sera nelle strade e nelle case o la domenica successiva, nelle osterie si bruciavano fantocci in sembianze di vecchie.

Giulio Cesare Croce scrittore e cantastorie, autore della Rossa dal Vergato puntuale come sempre, ci dona l’ultimo Giorno dell’anno la sua filastrocca.

burattino della compagnia burattini di Vergato costuito da Emilio Frabboni  

                   BARCELLETTA  RIDICOLOSA, E BELLA Sopra le bruttezze, d’una VECCHIA GRIMA 

Di Giulio Cesare Croce

State a udir, bella brigata,
D’una vecchia disdentata
Che vuol far l’innamorata
E par proprio che morìa.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Lei si crede d’esser bella,
E va al par d’ogni cittella,
Et ha crespa la mascella,
E si liscia tuttavia
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

E per esser ben mirata,
Fa la vita appassionata,
E la più disgratiata
Non cred’io ch’al mondo sia,
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Ha i capelli rabuffati,
Neri, folti e mal ornati,
E di lendin ricamati,
Con più fanti in compagnia,
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Nei capelli tutt’ascosa
Tien la fronte rugginosa.
Con la pelle aspra, e rugosa,
Che d’un Orso par che sia,
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Ha le ciglia mal uguali,
Et i peli anco son tali,
Che di schiena di cinghiali
Fosser proprio ogn’un dirìa,
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Gl’occhi storti et infiammati,
Di scarlatto miniati,
Con iguardi stralunati,
Che non sa dove si sia
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Crespe, e gialle son le guanze,
Qual cittroni, o melaranze,
Ch’a vederla, a non dir cianze,
Par Gabrina in fede mia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Il suo naso è squaquarato,
Et in suso arrancinato,
E di porri circondato,
Ch’ogni gente rideria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Così larga, è la sua bocca,
Che l’orecchie quasi tocca,
Ond’ogn’un la burla e mocca,
Che d’un forno par che sia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Pochi denti, e mal stagnati,
Come pali trapiantati,
E fuor manda certi fiati,
Che la gente cascheria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Ha le scroffol nella gola,
Che formar non può parola,
Duro il cuoio che par sola,
Di Vacchetta di Soria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Il suo collo, oh che bellezza,
E’ due braccia di lunghezza,
E dimostra una vaghezza
Ch’ogni gente stupiria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Le sue tette di misura,
Lunghe fino alla cintura,
La più bella creatura,
Non si tien ch’al mondo sia
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Tanta rogna ha sulla panza,
Ch’empierebb’ogni gran stanza,
E con l’onghie fa la danza
Notte e giorno e tuttavia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Magre e secche son le cosse,
Che la pelle tocca l’osse,
E se parla sempre tosse,
E col naso fa armonia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

I gentil piedini suoi
Largi sono spanna doi,
Delle dita lasso a voi
Giudicar com’ella sia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

La sue gambe paion pali
Lunghe, storte e mal’uguali,
Dì e notte tien gli occhiali,
Che senz’essi non vedrìa,
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Le sue treccie son di stoppa,
E di croste ha pien la coppa,
Tal ch’ogn’omo che l’intoppa,
Volontier gli da la via.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Mi sovien, ch’anch’ella è zoppa,
E se va par che galoppa,
Sù e giù mena la groppa,
Ch’una Mula par che sia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Ha una spalla bassa bassa,
L’altra il capo gli trapassa,
E s’un lato andar si lassa,
Tanto va con leggiadria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Ha le braccia pien di rogna,
E sa d’unto ch’ accarogna,
E par proprio la zoa Togna
Nella sua fisonomia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

L’unghie d’eban corniciate,
E di criccha intarsiate:
Mai fur nette né tagliate,
Che la gente sfrisaria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Quando va per la contrata,
Corre tutta la brigata,
Chi gli tira una sassata,
Chi gli dice villania.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Alla fin questa vecchiazza,
Sia per strada, o sia per piazza,
Fa ch’ogn’un ride, e solazza,
Ch’un bambin gli par che sia.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

E poi vuol far la morosa,
La gentil, la gratiosa,
Ed è tanto stomachosa,
Che angoscia a ogn’un faria.
Brutta vecchia tira via,
Che ti venga la morìa.

Hor va’ via vecchia tapina,
E non far qui la bambina
Che la morte a te s’invia.

I testi sono tratti dalle copie digitali realizzate nel 2006 dalla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, oppure dal paziente lavoro di trascrizione del sito

www.giuliocesarecroce.it/trascrizioni.html

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