Il grandioso presepe nella chiesa dei Cappuccini di Porretta Terme
2015/01/07, Porretta Terme – Un presepe aperto tutto l’anno. Mentre si archiviano le feste di fine anno 2014, per chi non ha fatto a tempo a visitare il grande presepe dei frati cappuccini o ha rinunciato per l’elevato numero di visitatori, niente paura, è visitabile tutto l’anno. Posto nella parte sotterranea della Chiesa in centro al paese, si accede scendendo una scala provvista di dispositivo per disabili. Durante l’anno c’è la possibilità di soffermarsi senza la calca dei giorni natalizi, specialmente consigliato a chi ha paura delle calche, soffre di claustrofobia e teme incendi improvvisi… pensiamo comunque che esistano uscite e piani di sicurezza….
II PRESEPE DEI FRATI, PORRETTA TERME
(Testo e foto di P. Nazzareno Zanni)
È dall’anno 2000 che Leonardo Antonelli, per la parte scenica, e Francesco Mascagni, per la parte elettrico ed elettronica, con tutti gli effetti luce collegati, hanno iniziato a costruire nell’interrato della chiesa dei Cappuccini il «Presepe, dei frati», che di anno in anno si è sempre più ampliato e arricchito.
La presenza in Porretta dei Cappuccini, chiamati in questa cittadina termale sia per il bene spirituale dei fedeli che per l’istruzione della gioventù, fu voluta dai fratelli Nanni, che nel 1857 donarono un terreno nel territorio di Capugnano per la costruzione della chiesa e del convento, che ebbe inizio l’anno seguente. In tempi successivi questa pre enza fu all’c igir i di varie incomprensioni con il clero diocesano in conseguenza dell’estendersi della parrocchia di Porretta in parte del territorio di Capugnano, compresa anche la chiesa dei frati, più comoda e più frequentata della chiesa parrocchiale.
Nel 1864 si formò la prima comunità di quattro religiosi. In attesa che la chiesa fosse completata, il sotterraneo venne adattato a cappella per celebrarvi la messa e ai frati fu riservato un piccolo spazio accanto all’edificio in costruzione. Con la soppressione degli Ordini religiosi operata dal Regno d’Italia nel 1866, il convento e la chiesa furono requisiti dal demanio, ma i Cappuccini restarono come custodi della chiesa sotterranea: i frati sacerdoti in veste talare e i frati laici in borghese. Nel 1867, però, i fratelli Nanni reclamarono come loro proprietà tutto l’immobile, che fu dunque loro restituito. Solo nel 1878 la chiesa fu terminata, e nel 1882 anche il convento. Nel 1888 i fratelli Nanni cedettero la proprietà della chiesa e del convento ai frati, che vi rimasero ininterrottamente fino al 2005, quando vi fu la soppressione da parte dei frati stessi: ciò che non era riuscito al governo anticlericale fu attuato dai pii superiori secondo il detto secentesco: «Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini» (Urbano Vili Barberini e i cardinali nipoti Barberini).
Dopo la chiusura, chiesa e convento sono stati affidati alla parrocchia di Porretta Terme, che da allora denominò «chiesa francescana dell’Immacolata Concezione» quella che era detta «chiesa dei frati», essendo dedicata alla «Deiparae Immaculatae» (Immacolata Madre di Dio). Il presepio rimane ed è tuttora visibile.
Il grandioso presepe nella chiesa dei Cappuccini di Porretta Terme
il presepe: una storia da vivere
La visita al presepe dei Cappuccini di Porretta è un viaggio nella nostra storia, iniziata duemila anni fa, quando apparve tra noi un bambino, che è il Figlio di Dio e figlio di una donna, Maria.
La scena della Natività
II presepe allestito nell’ampio interrato sotto la chiesa dei Cappuccini di Porretta Terme è di tipo tradizionale, ma vi è innestata anche l’ultima parte della presenza terrena di Gesù. Esso rispecchia una vita d’altri tempi, quasi un museo di mestieri e di panorami oggi ormai scomparsi, eppure, nell’atmosfera creata, si percepisce come la storia umana, pur nel suo continuo fluire, trovi nella scena della Natività il suo senso più profondo.
Gli ideatori del grandioso presepe semovente sono due artisti con un passato quanto mai diverso: Leonardo Antonelli, ex bancario, e Francesco Mascagni, capo del personale addetto alla manutenzione dello stabilimento termale di Porretta Terme. Essi hanno voluto rivisitare con passione e tanta pazienza reciproca, la vita dei villaggi palestinesi ai tempi di Gesù, scandita da ritmi secolari rimasti pressoché immutati fino ad allora. Vi sono rievocati spezzoni di vita popolare quotidiana: il fabbro che batte il ferro sull’incudine, il vasaio che modella i suoi manufatti, il calzolaio che batte il cuoio, il cardatore di lana, il tessitore seduto al telaio, l’arrotino con la sua mola che gira senza posa, la donna
II paesaggio di Nazaret
alla fontana, la lavandaia al fiume, il maniscalco che ferra l’asinelio, il contadino che ara la terra, il pastore che veglia il gregge, il vignaiolo che pigia l’uva nel tino… Si può udire il canto del gallo, il belato delle pecore, il suono della zampogna, il russare di un pastore addormentato sotto le stelle… Scene di tutti i giorni anche da noi tanto tempo fa, oggi divenuti ormai solo un ricordo, o rappresentati unicamente in un presepe.
Non deve stupire la presenza di soldati romani in questo paesaggio idilliaco, perché la Palestina, ai tempi di Gesù era sotto il dominio di Roma, che vigilava accuratamente sul turbolento popolo d’Israele, sempre pronto alla ribellione.
Il presepe presenta varie località della Palestina che hanno una stretta relazione con la vita di Gesù: Nazaret, Betlemme, Gerusalemme, il lago di Tiberiade e Gerico. Il gioco delle luci è la voce narrante che ci guida nel rivisitare i tempi, che vanno dall’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria e dalla nascita di Gesù, fino all’ascensione di Gesù al cielo.
A Nazaret possiamo ammirare due modeste case: la casa da Maria, che, nelle sue suppellettili, ci descrive la vita di tutti i giorni della famiglia di Maria, con Anna, sua madre, mentre riordina la casa. Una ragazza sconosciuta Maria, ma che improvvisamene è illuminata dalla luce dell’angelo Gabriele, che le annuncia la nascita di Gesù. Infine la casa di Giuseppe, intento al suo lavoro di falegname. Due personaggi che ritroveremo più avanti, nella scena della natività, avvolti dal mistero di Dio.
GERUSALEMME Gerusalemme vista dal Tempio
Gerusalemme era la città dei sogni di ogni ebreo. È collocata sulle montagne della Giudea nel sud della Palestina, e quando un ebreo in pellegrinaggio verso la città santa da lontano giungeva a intravederla circondata dalle sue possenti mura, i suoi occhi si riempivano di lacrime di gioia, perché già poteva ammirare il tempio che, con le sue pietre bianche, riluce va al sole.
La splendida ricostruzione del tempio di Gerusalemme, centro della vita religiosa del popolo ebraico, ci consente con la fantasia di immaginare la presenza di Gesù adulto, perché esso era la casa di suo Padre (cfrcu2,i6).
TIBERIADE II lago di Genesaret con le alture del Golan
Tiberiade appare come un tranquillo villaggio di pescatori sulla sponda occidentale del lago di Genesaret, su cui si specchiava il sole di giorno e si rifletteva l’argento della luna di notte. La scena è dominata dalla grande distesa delle acque del lago: sopra quelle acque si ha la manifestazione degli effetti di luce più stupefacenti: le nubi, il temporale con tuoni e lampi, l’apparizione della luna, il luccichio delle stelle, il cammino della stella cometa. Un giorno Gesù, lo stesso che tra poco ammireremo bambino nella mangiatoia, camminerà sulle acque di quel lago (Mt u,25), dimostrando di essere Dio, colui che è capace di dominare il vento e il mare (Me 4,39).
Finalmente arriviamo a Betlemme, un villaggio di pastori, poco distante da Gerusalemme, con l’ufficio per il censimento ordinato dall’imperatore di Roma, Cesare Ottaviano Augusto. Ma soprattutto siamo immersi nel mistero della scena della Nascita di Gesù. Una scena semplice, che rispecchia la sobrietà del racconto evangelico: il bambino Gesù, deposto sul fieno di una mangiatoia, con Maria in adorazione e Giuseppe che regge una lanterna, simbolo che nel mondo era venuta la luce che illumina nella verità ogni uomo (cfr gv 1,9). La tradizione, rifacendosi al vangelo secondo cui Gesù fu adagiato in una mangiatoia, afferma che a riscaldare Gesù dal freddo vi erano due animali mansueti: un bue e un asinelio. A poca distanza scorgiamo i pastori a guardia del loro gregge e i Magi in cammino con i loro cammelli.
GERICO
Gerico, la città più antica del mondo, è posta nella profonda depressione del fiume Giordano poco prima che le sue acque si riversino nel Mar Morto. Una città di confine, la porta per entrare in Palestina per chi giungeva da oriente. Da questa città, fiorente di traffici, con case addossate le une sulle altre e con tanti personaggi intenti al lavoro, partiva la strada che, salendo sui monti, portava a Gerusalemme. In una delle abitazioni di Gerico, quella di Zaccheo, piccolo fisicamente e moralmente, odiato esattore delle tasse, Gesù un giorno si fermò dichiarando che la salvezza, discesa nella storia a Betlemme, era entrata anche in quella casa (ic 19,9), perché Lui non era venuto per i sani, ma per i malati (cfr lc 5,31).
Le alture del Golan sono un lungo altopiano che si distende dal monte Hermon, a nord di Israele, e che costeggia a oriente il lago di Genesaret fino alla riva meridionale. Questa sezione del presepe ha un significato del tutto marginale nella vita di Gesù, benché egli sia salito più volte su tali alture, ma è qui collocata soprattutto per effetti scenici, quale la caduta della neve che crea un paesaggio di un silenzio quasi palpabile. La scena richiama ciò che popolarmente viene considerato come dato acquisito: la nascita di Gesù accadde d’inverno, «al freddo e al gelo», come cantiamo nel canto «Tu scendi dalle stelle».
Tralasciamo, per ora, la scena posta in primo piano a destra, poco dietro il taglialegna, personaggio che indica che ogni albero che non portafrutta viene abbattuto.
LA RISURREZIONE
Alle nostre spalle assistiamo ai momenti più drammatici della vita di Gesù: l’ultima cena con gli apostoli, la sua cattura nell’orto degli ulivi, la sua crocifissione tra due ladroni, il buio da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, quando Gesù morì sulla croce, la sua sepoltura in una tomba nuova, e, stupendamente rappresentata nel suo mistero, la sua risurrezione il terzo giorno. È la sezione più teologica del presepe, che va meditata in silenzio.
L’ASCENSIONE DI GESÙ Piccolo tempio costruito sul monte dove Gesù salì al cielo
II presepe è aperto tutti i giorni fino al 31 gennaio con il seguente orario: 9-12,16-18. Da febbraio ad agosto, sarà aperto il pomeriggio di ogni domenica dalle ore 16 alle 18. Ora, ci voltiamo di nuovo e fermiamo lo sguardo alla nostra destra. Quaranta giorni dopo la risurrezione, Gesù riunì gli apostoli su un monte e, dopo aver detto loro di andare in tutto il mondo a predicare il vangelo (Mcie.is), li assicuro che sarebbe stato sempre con loro (Mt 28,20). Poi sotto il loro sguardo salì al cielo, dove sedette nella gloria del Padre.