Enrico Carboni – Il Vergatello nella storia di Vergato
2015/10/13, Vergato – Enrico Carboni ci porta a conoscere Vergato, con la seconda puntata, continua il viaggio nel tempo, oggi andiamo a riscoprire l’area “dopo” il Foro Boario di Vergato.
ANCORA SUL VERGATELLO NELLA STORIA DI VERGATO
Il torrente Vergatello ha svolto una funzione fondamentale, vorrei dire primigenia, nel determinare le condizioni di base per la formazione del paese di Vergato, oltre ad aver avuto nel tempo un ruolo centrale nella sua nascita e nel suo sviluppo.
E’ grazie infatti alle sue sabbie e alle sue ghiaie prima sbriciolate e selezionate nel bacino idrografico di monte, poi raccolte, trasportate e sedimentate alla confluenza con il Reno, che si sono create le condizioni geomorfologiche favorevoli all’insediamento dei primi nuclei abitativi, all’inizio del ‘200, su terreni pianeggianti e stabili, non soggetti a franamenti, ma comunque fortemente esposti al rischio di alluvionamento. Questo dilemma di dover scegliere fra il rischio di frana ed il rischio di alluvionamento si è sempre posto, in particolar modo nella media valle del Reno i cui versanti, date le caratteristiche geologiche e geomorfologiche, sono particolarmente instabili e propensi al franamento. I progettisti della ferrovia BO – PT a metà dell’800 fecero una scelta netta evitando accuratamente i versanti e collocando il rilevato ferroviario dentro al fiume assumendosi l’onere delle imponenti opere di difesa dello stesso dalla furia delle acque in piena. Non diversamente hanno proceduto i progettisti della nuova strada porrettana, realizzata di recente quasi tutta in viadotto dentro al fiume Reno, tenendosi alla larga dai terreni franosi. Ma progettare ferrovie e strade è cosa diversa dal progettare case, locande e botteghe. In questo caso avrà prevalso un altro criterio più pratico e concreto, cioè quello di stare vicini alla strada maestra di Saragozza ed ai viaggiatori che vi transitavano e che dovevano attraversare il “ guado “ del Vergatello. Così sorse il primo nucleo costituito da alcune locande atte ad ospitare i viaggiatori costretti a fermarsi per l’impraticabilità del guado, da alcune botteghe di fabbri e maniscalchi per la manutenzione delle carrozze e la ferratura dei cavalli, un mulino(mollendinum de Varegato) che utilizzava la forza motrice del Vergatello, una bottega di generi alimentari, un piccolo oratorio (forse proprio l’oratorio di S. Salvatore detto ” della Ghiaia” che fu portato via da una piena nei primi dell’800 e mai più ricostruito, ricordato da Franco Gamberi e Alfredo Marchi nel libro sui 500 anni della chiesa) posto in prossimità del guado e poco altro a servizio di coloro che viaggiavano a piedi, a cavallo o in carrozza lungo la strada maestra di Saragozza che da Bologna conduceva Pistoia.
Senza considerare che secondo Renzo Zagnoni, il torrente ha dato anche il nome al paese – vedi articolo: Vergato nel duecento – Nueter , 1995 N.1: “fu il torrente ad essere eponimo del paese e non viceversa”; alla stessa conclusione era giunto150 anni prima anche Ignazio Simeone Ruggeri, illustre quanto dimenticato notaio e storico di Vergato; nel capitolo dedicato alla Terra di Vergato (“Terra Vergati”) – Vol. I – Le Chiese della Diocesi di Bologna – 1844 – nel quale fa espressamente derivare l’origine della Terra di Vergato dal guado sul Vergatello e dalle attività che si svolgevano attorno ad esso in relazione alla viabilità Bo – Pt, circa l’origine del nome conclude: “il paese ebbe forse il suo(nome), dal nome del torrente Vergatello”. Esaminiamo ora alcune modifiche intervenute negli ultimi 150 anni riconducibili allo sviluppo del paese aiutandoci con alcune belle fotografie d’epoca.
La Foto 1 da conto della situazione in cui si trovava Vergato nel 1862, a ferrovia già realizzata e inaugurata nel tratto Bologna – Vergato; interessante confrontare questa realtà con la rappresentazione che ne dà la planimetria di Foto 2 relativa al progetto della ferrovia e quindi antecedente di qualche anno; si può notare la perfetta corrispondenza, per lo meno per la parte visibile nella foto: le 4 case della Campana con l’osteria in primo piano e la casa dei Monari dietro dove si trova ancora oggi, la spianata degli orti, le prime case dell’attuale Via Cavour, poi il campanile; la Chiesa, il municipio e la piazza con le case attorno fino alla spianata del Vergatello si possono solo intuire, ma non v’è motivo di ritenere che non corrispondano e infine sullo sfondo in località Fornaci, l’officina della calce a servizio della costruenda ferrovia.
Foto 1 – Una delle prime immagini fotografiche (forse la prima) di Vergato. Le precedenti sono incisioni o dipinti. Il ponte della ferrovia del Cimitero Vecchio appena costruito (1862) e dietro il paese. Notare l’intensa coltivazione a piantate sui versanti che salgono verso Spezzola. (Archivio J.L. Prochte)
Foto 2 – Planimetria di progetto (particolare) della ferrovia Bo/Pt in corrispondenza con l’abitato di Vergato. Si noti l’ampiezza del greto del Vergatello in rapporto alla piccola superfice occupata dagli edifici esistenti al 1860. La grande quantità di sedimenti trasportati e depositati dal Vergatello è la causa prima del grande meandro formatosi alla confluenza con il Reno. (Archivio J.L.Prochte)
La planimetria di foto 2 mette in chiara evidenza tutta l’ampiezza dell’alveo del Vergatello a metà dell’800 e se la confrontiamo con la foto 3 dei primi del ‘900 che mostra i due ponti dell’Ospedale e della Ferrovia, (costruiti circa 50 anni prima, rispettivamente nel 1866 e nel 1862), abbiamo conferma come l’alveo attivo del Vergatello fosse ancora molto ampio al punto da occupare tutte le 5 arcate da 20 m. del ponte stradale e le due arcate di 25 metri del ponte ferroviario.
Dopo essere rimasta pressoché immutata per secoli nella configurazione che si vede nella planimetria di Foto 2, soggetta cioè al solo regime idraulico dei due fiumi, la conformazione del Vergatello alla confluenza con il Reno è profondamente cambiata negli ultimi 150 anni per effetto prima della costruzione della ferrovia e del suo rilevato con relative opere di difesa, poi a causa dello sviluppo del paese che ha progressivamente occupato l’alveo del torrente costringendolo in spazi sempre più ridotti.
Foto 3 – Cartolina viaggiata nel 1901 “ Ponti sul Vergatello” da: Ricordi di Vergato – 1990. Si noti l’ampiezza del greto del Vergatello che occupa le due campate del ponte ferroviario in ferro, del tutto simile a quello che c’è ancora alla Carbona in località Malpasso, e tutte le cinque arcate del ponte stradale dell’ospedale. Il ponte in ferro, distrutto dalla guerra, sarà sostituito da un ponte ad archi tuttora esistente
Dello stesso periodo (primi del ‘900) la foto 4 documenta con maggiore dettaglio lo stato della riva sinistra del Vergatello evidenziando come il torrente scorra in sinistra idraulica passando sotto la prima arcata del ponte, quella vicina alla fornace Bonani. Tutte le altre arcate sono comunque occupate dal greto del torrente nel quale il Vergatello è libero di espandersi a suo piacimento.
Foto 4 – Ripresa nei primi anni del ‘900, l’asilo Burdese è appena costruito(1900), non c’è ancora il monumento ai caduti (1925), né la Tipografia Lanzarini (1924), il greto del Vergatello occupa tutti i 5 archi del ponte dell’ospedale(se ne vedono i tre di sinistra), e l’alveo attivo scorre in fregio all’asilo Burdese dal quale lo separa solo una cortina di alberi ed un muro di difesa dalle piene.
Foto 4bis – Il ponte dell’ospedale visto dalle Fornaci nello stesso periodo della foto 4. Le due foto assieme offrono un quadro chiaro di com’era a quel tempo il Vergatello nel tratto finale di confluenza con il Reno. Un greto ampio, pieno di ghiaia, del tutto privo di opere di difesa, nel quale il torrente era libero di divagare a suo piacimento. Le due foto ci consentono inoltre di vedere la fornace Bonani – Pelloni come si presentava all’inizio del secolo scorso. ( Archivio Alfonso Ferri)
All’assetto del Vergatello è direttamente collegato il problema delle piene che hanno sempre minacciato di invadere il paese, del resto abbiamo visto come la scelta di insediare il paese alla confluenza dei due fiumi portasse con se questo rischio. Problema che è sempre esistito quindi e che è stato affrontato più volte ed in modi diversi. Dapprima elevando alti muri a ridosso degli edifici prossimi al greto del Vergatello (vedi foto 6 dell’articolo sul Foro Boario nella quale dietro alle spalle dei calciatori compare il muro a difesa dell’Asilo Burdese) e la foto 5 che segue che mostra il muro a difesa della tipografia.
Foto 5 – Tre amici e il bambino vestito da balilla sulla vasca del Foro Boario, alle loro spalle l’alto muro che difende la tipografia dalle piene del Vergatello; la casa dei Minieri e la “casleina” degli Olivi che si intravede fra gli alberi non sembrano protette da muri. Archivio Lenzi Ugo
Successivamente spostando e inalveando il Vergatello sempre più verso la sponda destra. Infatti quando negli anni 20/ 30 si realizzò il primo campo di calcio e dopo il nuovo foro boario, unitamente alla strada lungo il torrente che i Vergatesi conoscono come “via baciami subito”, si resero necessari imponenti lavori di movimento terra per colmare e portare a quota di relativa sicurezza tutta l’area del nuovo insediamento ( il confronto con foto 4 è sorprendente e fa vedere come ai primi del ‘900 l’area fosse ancora greto del Vergatello), nonchè lavori di scavo e inalveamento per favorire lo spostamento dell’alveo attivo del Vergatello dalla sponda sinistra a quella destra, costringendolo quindi a passare sotto gli archi del ponte verso l’ospedale.
Infine alzando i muri dentro al torrente allo scopo di irreggimentarlo in modo definitivo; nel 1947, nell’immediato dopoguerra, con un progetto definito non a caso “ di inalveamento del Vergatello cittadino”, a cura dalla sezione autonoma del Genio civile – Riparazione danni di guerra – per un importo a base d’asta di lire 3.397.500 realizzato dall’impresa Consorzio Cooperativo Bolognese, si costruirono in sinistra idraulica muri di contenimento dentro al torrente che andarono a consolidare le opere di difesa precedenti ed a stabilizzare il nuovo alveo attivo del torrente.
Foto 6 – Ecco il muro costruito nel 1947 dentro al Vergatello per stabilizzarlo in destra idraulica . Si vede la spianata già liberata dalle strutture del Foro Boario pronta per ospitare di nuovo il campo di calcio, la casa del fascio e la tipografia con ancora evidenti i danni della guerra ed in mezzo l’area con gli archi che per qualche tempo venne usata come sala da ballo e cinema all’aperto e che in seguito (1953/54) accoglierà la nuova chiesa. (Archivio P.V.)
L’ultima volta in anni recenti (anni 90) il Servizio regionale di difesa del suolo ha innalzato e consolidato i muri realizzati nel 1947 fino ad una quota di relativa sicurezza realizzando i marciapiedi e i muretti parapetto tuttora esistenti lungo la via G. Di Vittorio.
La confluenza Vergatello – Reno è stata storicamente un nodo idraulico critico ed il paese è andato più volte sott’acqua con grandi discussioni su chi fosse responsabile. I più vecchi ricordano di aver sentito raccontare che al tempo della costruzione del rilevato ferroviario della linea BO-PT(1860) , fu attribuita al nuovo rilevato ed alle opere di difesa ad esso collegate (il muro dei francesi) la responsabilità di una grande piena che invase il paese. Gli interventi degli anni ’90 hanno ridotto il rischio di alluvione per il paese, ma anche se contenuto ad eventi di piena con un tempo di ritorno di 200 anni, tale pericolo esiste ancora oggi per piene di portata maggiore.
La criticità del nodo idraulico è particolarmente alta in caso di concomitanza della piena del Vergatello con quella del Reno(circostanza statisticamente improbabile, ma pur sempre possibile); in questo caso l’acqua dell’affluente non riesce defluire nel fiume ed il suo livello è destinato a crescere fino a fuoriuscire all’altezza dell’antico guado, oggi ponte, con un onda di piena che invade il paese lungo la direttrice Via Garibaldi, via Monari, Piazza dei Capitani e Via Cavour e che rientra in Reno solo alla Campana o al Cimitero vecchio se scende lungo la strada di circonvallazione. Molti ricorderanno l’ultima piena che ha attraversato il paese, personalmente conservo il ricordo di un frigo da gelati posto davanti al bar-drogheria Bernardi che arrivò galleggiando sull’acqua fino alle scuole elementari, oltre tutti i negozi allagati e le cantine piene d’acqua. A ben vedere poca cosa se confrontata a quanto avviene in questi anni e mesi recenti in molte parti d’Italia e del mondo. Per chi è interessato consiglio di vedere il video su YOU TUBE – Le ultime alluvioni in Italia nel periodo 2009-2015, un resoconto per immagini assolutamente impressionante che riguarda praticamente tutte le Regioni italiane senza distinzione di collocazione geografica o colorazione politica, e che ci fa dire che è proprio il caso di tenere le dita incrociate e magari di tener pronto qualche sacchetto di sabbia.
Se, come è ormai certo, la causa di tutto questo disastro è dovuta ai cambiamenti climatici globali a fronte di un utilizzo del territorio che non solo non li ha messi in conto, ma non si è nemmeno posto il problema, il futuro che ci attende è già scritto, possiamo solo prepararci al peggio; è ormai solo un problema di protezione civile, cioè di organizzazione dei soccorsi!
12 ottobre 2015, Enrico Carboni